storia e territorio    
 

CENNI STORICI



L'assetto territoriale odierno del Comune di Castelnovo ne' Monti è abbastanza recente, componendosi degli antichi Comuni di Catselnovo, Bismantova e Felina, cui si aggiunse, nel 1959, la frazione di Gombio già assoggettata al Comune di Ciano d'Enza.
Dagli studi dei principali storici locali desumiamo i momenti salienti della storia del territorio.

Castelnovo ne' Monti
Le sue origini ormai radicate in quella Corte di Villola di cui, in una data collocabile tra il 1014 e il 1022, per richiesta del vescovo di Reggio Teuzone, l'Imperatore Enrico II si fa protettore. La corte è caratterizzata da "castello, mercato, e tre cappelle".
Sembra ovvio identificare castello e mercato in quel borgo che, assunto che, assunto il titolo di "nuovo" a seguito forse di riedificazione o breve trasferimento, viene donato dalla contessa Matilde, al termine della sua vita, all'abbazia di Canossa. Si ha così ragione del suo primo nome: "Castelnovo del signor abate di Canossa".
Insieme alle corti limitrofe di Cagnola e di Felina che, sempre per donazione di Matilde o di suo padre Bonifacio, l'abbazia possiede rispettivamente dal 1030 e dal 1115, già da allora il territorio castelnovese si presenta come nodale sia degli interessi degli Attonidi che dell'abbazia canusina. In effetti, questo territorio sorge all'incrocio di viabilità storicamente rilevanti: da una parte la Reggio-Luni attraverso i valichi cerretani; dall'altra la Parma-Lucca attraverso i valichi di pradarena e delle Radici. Questo fatto può spiegare il sorgere di Castelnovo come luogo di mercato non solo locale, ma di transito tra pianura padana, Lunigiana e Toscana. Infatti, tutti i documenti successivi, comprese le pergamene campiliolesi, attesteranno sia la sua unica funzione mercantile, sia la sua appartenenza e gestione agli "homines" dei comuni medioevali il cui territorio è rappresentato oggi dalle parrocchie di Frascaro-Villola, Cagnola, Rosano e Cola, come si legge con evidenza nel "Liber Focorum" all'anno 1315.Nel 1409, come territorio controllato da Reggio, Castelnovo ritorna sotto gli Estensi, che nel 1314 si impadroniscono anche, togliendola a Guido e Bonifacio Canossa, della rocca sovrastante il paese. Aggregato alla podesteria di Felina, deve attendere fino al 1480 prima di diventare esso stesso capoluogo di quel grande "stato immediato" estense che comprendeva anche i comuni di Cola, Vetto, Gazzolo (fino al 1653), Gottano (fino al 1637), Acquabona e Nismozza (fino al 1642), Campo e Giarola (fino al 1562), Le Vaglie (fino al 1562), nei quali sembra ancora di poter intravedere il cuore dell'antico gastaldato longobardo di Bismantova. La sua funzione mercantile trovò ampio risalto dal riconoscimento della Fiera di San Michele di settembre ottenuto dal duca Ercole I nel 1471. Relazioni estensi del secolo XVII lo definiscono "metropoli delle castellanze della montagna reggiana", "porto di mare fra i monti". Infatti, essendo "situato su la strada maestra che va di là dall'Alpi a Sarzana, ed indi a Lerizo, alla Spezia e ad altri luoghi della Marina Stato della Repubblica di Genova, e di qua dall'Alpi a Reggio, a Parma, e ad altri luoghi del Piano", il suo "mercato della luna" era luogo di scambio fra le merci provenienti da Lunigiana e Toscana e quelle provenienti dalle principali città della pianura padana. In altra relazione del secolo XVIII si afferma che a Castelnovo "per fiera e per mercato da per tutto si vende e si compra essendo tutta la terra luogo di fiera e mercato".
Naturalmente le fortune commerciali sono legate alla strada "del Cerè dell'Alpi" o di Lunigiana che, sul finire di quel secolo, gli ingegneri ducali Bolognini e Giardini definiscono "una delle più interessanti il commercio" degli stati estensi. La podesteria di Castelnovo divenne ben presto il principale centro di governo della montagna reggiana, sia con i poteri speciali concessi ai podestà di Felina/Castelnovo nei momenti critici, sia affiancando al centro commerciale gli uffici della comarchia, del colonnellato, del bargello e dei "birri di campagna" - un corpo di polizia con poteri speciali anche negli stati "mediati" (o feudi) - dell'intera montagna.
Si può dire che la podesteria castelnovese funzionò come centro della "provincia" di fatto della montagna reggiana, sia prima che dopo il ventennio dei governi d'ispirazione francese. Tramontano l'antico regime, Castelnovo divenne capoluogo di cantone: poi, con la restaurazione, sede di un unico grande comune che, da Felina al Cerreto, comprendeva tutti gli attuali comuni di Vetto, Ramiseto, Busana, e Collagna. L'amministrazione austro-estense progettò radicali ammodernamenti del paese costruendo il centro amministrativo in Bagnolo, con una nuova sede municipale, con uffici di finanza, caserme e con il grande Palazzo Ducale costruito fra il 1826 e il 1831. Il rifacimento "calessabile" della strada del Cerreto, denominata "strada militare di Lunigiana", diede nuovo impulso al vecchio centro del paese stretto attorno alla Piazza del mercato della Luna, alla Contrada Maggiore, all'Aia della Comunità (o Arengo).Si iniziò la costruzione di nuovi palazzi nel Prato della Valle e si aprirono nuove strade e piazze dando avvio a quello sviluppo non ancora concluso che ha fatto di Castelnovo il capoluogo indiscusso della montagna reggiana, sede di commerci, di servizi amministrativi, e socio-sanitari, di scuole d'ogni ordine e grado.

   
<-- Back